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      La di lui perspicacia si era invece accresciuta di quella esperienza che colà si dovea attingere nelle cose di stato. Egli perciò mostrossi nel principio del suo governo consigliere avveduto degli Aragonesi; ai quali, come testé si è detto, il mal uso fatto dei di lui suggerimenti ebbe a tornare pessimo. Mostrossi pure per alcuni anni partigiano costante del novello governo, seguendo gli esempi del suo genitore. E forse inalterabilmente saria stato in fede se alcuni accidenti non fossero insurti, pei quali nacque fra il re e lui qualche ruggine. Mariano avea fatto imprigionare il fratello suo Giovanni. Ricercato più volte per parte del re a render la libertà a quel principe, avea ricusato di farlo; e nel reciproco insistere e rifiutare tanto si era trascorso, che l'animo del giudice ne rimaneva aspreggiato. Aggiugnevasi a ciò che il giudice erasi lusingato di ottenere dal re qual premio all'assistenza prestatagli nella liberazione di Sassari, la promessa della possessione di Alghero; ed il re, al quale il negare era duro, il concedere durissimo, procedeva dissimulatamente, sotto pretesto dell'inutilità di promettere una terra che non si tenea ancor nelle mani. Nelle gare col fratello avea il giudice occupato con altri di lui beni in castello di Monteacuto. E siccome Giovanni di Arborea avea impalmato una gentildonna aragonese chiamata donna Sibilla di Moncada, questa temendo ulteriori danni avea lasciato in potere del luogotenente generale la rocca di Terranova sottoposta al marito; e tentava quindi ogni mezzo acciò gli Aragonesi l'assistessero contro al cognato.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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