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      Ciò non ostante l'intendimento venne vano; poiché Brancaleone assistito da alcune galee di Bonifacio in Corsica, invece di prestar orecchio o fede alle profferte di pace, campeggiava la rocca di Longonsardo. Spinto dunque maggiormente il re da tali ragioni ad accelerar la sua gita, dava voce voler al più presto passare nell'isola. E scieglieva per la sua accompagnatura i più prodi gentiluomini, nominando per capitano generale dell'armata Gilaberto di Cruillas, già luogotenente del regno, allorché fu costretto altra fiata a sostarsi pei sinistri ragguagli giugnevangli dalla Sicilia del ribellamento di quelli isolani; e perché la regina, coi di cui avvisi egli governavasi, era allora assente. La qual cosa partoriva un turbamento tale nelle cose di stato, che o discuteansi con titubazione, od eseguivansi con fiacchezza i consigli altrui [1061] .
      Distratto pertanto il re dagli armamenti per la Sicilia, facea solo provvisione per le cose sarde alla nomina di suo luogotenente nella nostra isola e nella Corsica a favore del conte Arrigo della Rocca, grande partigiano del re fra i Corsi. Il quale passò a recare qualche soccorso in Alghero; dove Brancaleone, non pago d'inquietare colle sue bande i dintorni stessi della capitale, avea inviato alcune sue squadre per circondar la rocca [1062] . Questa nomina del conte della Rocca non ebbe altro risultamento; ed il re procedeva ad innalzare al comando generale dell'isola don Ruggiero di Moncada. Abbenché s'ignori se questo personaggio abbia in quella congiuntura assunto il governo commessogli; riferendosi solamente dagli scrittori la spedizione allora fatta di alcune compagnie di genti da guerra; le quali non sì tosto posero piede nell'isola, avanzatesi a combattere le soldatesche che accerchiavano Longonsardo, dopo aver incontrato in queste la più viva resistenza, giunsero alla fine, dopo molte stragi, a far sgomberare quell'assedio [1063] . Ma erano appena migliorate con l'occupazione di quella rocca le condizioni degli Aragonesi, che il re, assalito da malore repentino, mancava ai viventi.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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