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      L'invasione dei barbari, la quale avea cancellato altrove la rimembranza delle leggi romane, non fu tale in Sardegna che valesse a partorire eguale effetto. I Longobardi non vi fermarono mai il piede. I Goti comparvero e sparirono in brevissimo tempo. I soli Vandali vi durarono meglio di un mezzo secolo; nondimeno essendo stati cacciati dall'isola da un sovrano legislatore, dovettero ad un tratto dileguarsi mercé della pubblicazione allora fattasi del codice imperiale, colle altre vestigia della dominazione vandalica, anche i ricordi delle loro leggi. I Saraceni travagliarono lunga pezza le nostre terre; ma quella genia di ospiti violenti potea bene porre stanza fra i Sardi, non mai mescolarsi con esso loro; ché la religione segnava fra gli uni e gli altri una divisione perpetua; e le istituzioni d'ogni maniera di quelli invasori colla loro religione si confondevano. Ebbe dunque per tali motivi la Sardegna due venture: l'una di poter conservare le tradizioni dell'antica sua giurisprudenza, malgrado delle irruzioni barbariche; l'altra di veder transfuso nelle generazioni che si succedevano, il sangue degli antichi suoi coloni e conquistatori; senza il mescolamento di quelle schiatte settentrionali che cambiarono gli uomini e le cose della maggior parte dell'Europa. Laonde se la Sardegna serba anche in questi dì un nome impostole nei tempi eroici, serba eziandio nei suoi figli alcuni tratti caratteristici che molto ritraggono delle virtù e delle discipline degli antichi popoli.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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