LIBRO DECIMO
Eleonora era stata in breve tempo seguita nel sepolcro dal di lei figliuolo Mariano. Il giudicato d'Arborea era perciò disputato fra Brancaleone Doria, padre di questo principe, ed Aimerico, visconte di Narbona, marito di Beatrice, sorella secondogenita di Eleonora. I provinciali, incerti cui obbedire, inclinavano a preferire a Brancaleone, già da essi per lunga esperienza conosciuto, e forse per tal ragione meno gradito, un principe straniero. Inviavangli pertanto una solenne ambasciata e profferivansi di prestargli obbedienza. In tale stato di cose Martino, re di Sicilia, figliuolo del sovrano d'Aragona, composte le cose del suo regno ed incitato dalle vicende del tempo a provare nei vari cimenti che presentavansi l'ardenza sua per le cose belliche, recossi nell'animo di preferire alle altre imprese quella di ricondurre sotto il dominio paterno le provincie sarde, che dopo alcuni anni aveano scosso intieramente la signoria aragonese. Salpò pertanto da Trapani con dieci galee; e giunto in Alghero ed avuto ivi pieno conoscimento delle cose dell'isola, inviava tosto al padre i suoi messaggieri, che gli rimostrassero: voler egli seguitare le orme dei suoi maggiori; campo il più adatto alle sue glorie essere la terra sarda conquistata dalle arme dell'infante don Alfonso e del re don Pietro; aver deliberato di non dipartirsene se prima non metteva ad effetto il suo disegno di sottoporre alla Corona le provincie disobbedienti; spedisse adunque prontamente il suo navilio a soccorrerlo ed invitasse la sua baronia a prender parte nella guerra.
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