Ma quando ogni cosa parea promettere un seguito di fauste venture, il più calamitoso degli avvenimenti ammortì le speranze degli Aragonesi; ai quali sembrava oramai con un tanto capitano alla loro testa nulla mancare perché a buon segno riescissero le imprese le più malagevoli. Il giovanetto principe colle virtù degli eroi, avea eziandio alcune delle ordinarie loro fiacchezze. Le di lui passioni erano talmente smodate, che famose erano diventate in Sicilia le sue dissolutezze [1116] . E più famose restar doveano in Sardegna; poiché presentatasi a lui, mentre non era pienamente riscosso da una infermità sopportata nel suo ritorno a Cagliari, una donzella del luogo debellato di Sanluri di forme leggiadrissime, tanto perdutamente in lei s'invaghì, che egli trovò nell'abuso il termine dei piaceri. Morì pertanto don Martino lagrimato dai suoi Siciliani non meno che dai Catalani e dai Sardi; i quali nella di lui gioventù e prodezza riconoscevano gli auspizi di grande incremento pei reali d'Aragona [1117] . E colla di lui morte molto si abbassò la fortuna delle soldatesche regie; perché continuata, com'era forza, la guerra, essendo passate a campeggiare Oristano sotto il comando di don Giovanni e di don Pietro di Moncada, tanto aspramente furono percosse dai nazionali, i quali aveano fatto testa in sito acconcio per impedire loro il passo, che senza il soccorso di alcune compagnie di cavalli condotte in momento opportuno da don Pietro di Torrellas la vittoria in quell'incontro sarebbe restata ai Sardi [1118] .
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