Il viceré che trovavasi già in punto di soccorrerla, se il soccorso si fosse aspettato dai difensori, accresceva allora la guarnigione d'Alghero e la forniva di vittuaglie. Ed al tempo medesimo scriveva ai Catalani: non permettessero che nell'intervallo in cui si disputava il regno, venisse questo menomato; rammentassero i travagli dei reali aragonesi nella conquista, i dispendi delle provincie nell'assisterli; esser oramai le cose aragonesi in tal grado, che un leggiero impulso le farebbe giungere al sommo, un abbandono potria precipitarle per sempre. Partivano messaggi con tali avvisi Andrea di Biore e Francesco Satrillas, acciò, esponendo più ampiamente lo stato rischievole del viceré concitassero il parlamento di Catalogna ad inviare affrettatamente soldati e denaio [1121] . Uguale messaggio spedivano anche i Cagliaritani con Marco Iover; ed esponevano trovarsi già ridotti a tale stremo per la pestilenza e per la guerra, che quel castello primario del regno era oramai deserto [1122] .
Frattanto il viceré non si perdeva punto d'animo; e sapendo che il visconte erasi inoltrato nell'isola infino a cingere d'assedio Oristano raggranellava alla meglio che potea le sue sparse soldatesche e con coraggio maggiore delle forze presentavasi ardito a fronte dell'inimico. Sorpreso ed invilito il visconte muovea allora parole di pace. Ma il viceré conoscendo quanto importi nei primi momenti dell'acquistata superiorità il non abbassarsi, ributtava dalla sua presenza gli inviati; ed altamente dichiarava non dover il luogotenente del re trattar della pace nel mentre che durava l'assedio; sgomberasse il visconte la provincia d'Arborea; riparasse di nuovo a Sassari; ivi rinnovellasse le proposizioni.
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