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      E con ciò avendo il visconte rimesso ogni competenza col governo aragonese sulle ragioni della famiglia d'Arborea nell'arbitrato di alcuni baroni catalani, poté il viceré, accettando il partito, ottenere la liberazione d'Oristano, e una maggior quiete nelle altre provincie del regno durante la triegua [1123] . Sebbene egli non era destinato a raccorne il frutto; perciocché portatosi per dar compimento a tal concordia in Alghero, ivi cessava di vivere; dopo avere in quella vacanza del trono sopperito saggiamente all'imminente sua mancanza, destinando colla sua autorità a succedergli il cavaliere catalano Giovanni di Corbera; il quale tosto ratificò col visconte e con Niccolò Doria i trattati aggiustamenti. Al tempo stesso moriva in un incontro coi popolani di alcune terre sollevate il governatore di Cagliari Giovanni di Montagnana; ed i Cagliaritani surrogavano in suo luogo il conte di Chirra don Berengario Carròz; il quale negli avvenimenti succeduti, comparisce aver avuto la maggior autorità nel governo generale delle cose dell'isola [1124] .
      Malgrado della triegua, il visconte stava avvisatamente per governarsi contro agli Aragonesi, come accennerebbe la sorte. Occasione propizia di romper nuovamente la guerra gli fu data dalle dissensioni private dei Doria. Niccolò Doria, signore di Monteleone, già suo prigioniero, avea conseguito il suo riscatto con trentamila fiorini, per istigazione speciale dei Sassaresi; che partigiani allora del visconte vedeano volentieri accrescersi con quel denaio e col vassallaggio di Niccolò la fortuna della loro parte.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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