Erasi pure accostato il visconte a Cassiano Doria, che abbiamo testé veduto occupatore di Longonsardo. Ma questi due congiunti erano aspri nimici; epperò nelle rinnovatesi gare, avendo Niccolò avuto ricorso al conte di Chirra, fu forza a Cassiano ed al visconte di combattere col privato nimico il governatore del regno. Inviavansi per tal ragione da Niccolò Doria trentamila fiorini in Catalogna per assoldare seicento cavalli e trecento balestrieri. Ed è da credere che un tale aiuto avrebbe grandemente ristorato le sorti dei ministri regii; i quali erano ridotti a tale strettezza che nelle castella mancavano le vittuaglie, e mancavano in Cagliari perfino gli uomini necessari a far la scolta; trovandosi il resticciuolo che avanzava delle migliori soldatesche acquartierato in Alghero [1125] .
Ma Niccolò venne poscia a rappacciarsi con Cassiano. E questo per mezzo del suo congiunto si riconciliò cogli uffiziali aragonesi; coi quali stava pure costantemente in fede il nuovo marchese di Oristano; disposto in tal tempo a stringere maggiormente la sua concordia concedendo al conte di Chirra la mano della propria figliuola. Il visconte ben lungi dal paventare quell'aumento di forza mostravasi più apertamente inimico; e dopo aver affrontato e sconfitto i Doria, passava coll'aiuto dei Sassaresi a fortificare il luogo di Macomer, rocca di frontiera per penetrare nel giudicato di Arborea. Vi penetrò infatti con felice ventura, assoggettando al suo potere i distretti di Parte Valenza, di Partemonti e di Marmilla; e facendo bucinare dappertutto essere le cose di Aragona per la dissensione fra gli aspiranti al soglio impigliatissime nella Spagna, disperate nei lontani dominii.
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