Non sì tosto fu libero da quel grave pensiero, che parendogli il tempo accettevole per voltar l'animo alla guerra sarda intese a farvi provvisione. Il re Ferdinando di Napoli avea nel mentre tentato di comporla, ed istava presso a don Giovanni acciò si temperasse il rigore e venisse ammesso il marchese a trattar della pace. Ma il re memore che quel suo vassallo avea conturbato tutta l'isola e sospettando eziandio che non fosse egli straniero della rivolta di Barcellona, ricorreva ai rimedi maggiori; e ponea in ordine un navilio per far passare in Sardegna nuove soldatesche e le artiglierie richieste allo stesso re di Napoli. Il marchese allora d'accordo con don Ferdinando proponeva al re le condizioni della sua sommessione, e dimandava: obblio perpetuo del passato; il marchesato d'Oristano ed il contado del Goceano, qual era stato posseduto dagli ultimi marchesi; il dominio del porto d'Oristano dall'un promontorio all'altro di quel golfo; la liberazione sua e dei suoi dalla giurisdizione d'un viceré a lui avverso; sottomettendosi egli perciò all'autorità di Serafino di Montagnano o di Pietro Puiades, governatore del Logodoro, ed allo sborso a favore del re di lire trentamila [1185] .
Queste condizioni migliorate poscia coll'esibizione di ottantamila fiorini, benché riescissero poco accette al re mal sofferente di calare ad un accordo con quel suo vassallo, furono finalmente accolte per le istanze frequentissime fatte a tal uopo dal re di Napoli; tanto appassionato in tutte quelle vicende a favore del marchese, che non lieve dubbio era nato di maggiori reciproche intelligenze.
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