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      Spedivasi pertanto in Oristano il conte di Avellino, capitano generale del re di Napoli e mediatore della concordia. Giuntovi bandiva le grazie del re, alle quali applaudiva il governatore del Logodoro, facendo riconoscere il marchese nei luoghi tutti della sua provincia. Non così fu del viceré don Niccolò Carròz; il quale nel marchese non solamente perseguitava il vassallo ribelle, ma odiava ancora il privato nemico. E qui è giusto che io condanni all'esecrazione dovuta il nome di questo infedele ministro, che non il servigio del re, oramai piegato alla clemenza, ma le sue passioni sole ebbe nell'animo, ricusando di pubblicare nella capitale gli ordinamenti sovrani, chiudendone le porte al marchese ed ai suoi e facendo staggire tutti quei loro beni che avea sotto la mano [1186] . La qual cosa se fu cagione che si rinfocolasse la guerra appena spenta, sarà anche giusto motivo perché lo scrittore disappassionato, riconoscendo meritata dal marchese la triste ventura meglio per gli antichi che per i recenti suoi torti, colpisca pure con severa disapprovazione la burbanza del viceré; dappoiché ponendo egli in non cale la regia benignità, il pericolo delle novelle gare, il trambusto d'un regno intiero, il sangue da spargersi, e facendo piegare all'odio suo ogni altro rispetto, se procacciò alle arme aragonesi nuova gloria e maggior stabilità conducendo felicemente a termine la guerra, a se stesso col riaccenderla procacciò solamente rea fama.
      Ribollirono dunque altra volta i mali umori e tutta l'isola si commosse alle armi, parteggiando pel marchese tutti gli antichi suoi guerrieri.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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