La seconda sentenza fu indirizzata contro al visconte di Sanluri, che fu anch'egli giudicato reo di lesa maestà e condannato del pari nel capo e nell'avere [1187] .
Alla condanna del marchese tennero dietro gli apprestamenti ordinati dal re per muovergli guerra; ed il viceré partiva perciò con maggiori forze e con larghe facoltà; nel mentre che il re commetteva al conte di Cardona, viceré della Sicilia, passasse da quest'isola in Sardegna con numerose soldatesche; ed a Bernardo di Villamarín, capitano generale del navilio, mareggiasse intorno ai litorali per assistere all'uopo le armi regie. La guerra nell'intervallo erasi aspramente agitata fra le genti del marchese e don Dalmazio Carròz, conte di Chirra, figliuolo del viceré e comandante il regno nella di lui assenza. Invano Guglielmo di Peralta ed il governatore del Logodoro erano accorsi colle galee del conte di Cardona a soccorrere i Cagliaritani; le incursioni dei nimici si moltiplicavano e l'assedio di Monreale procedeva sempre più stretto. Aggiungevasi anche ai tanti mali della guerra e dell'inopia delle vittuaglie la pestilenza; la quale non mai avea serpeggiato nell'isola come in mezzo a quei civili turbamenti; e la moria propagavasi così largamente in Sassari, che vi perivano meglio di sedicimila persone [1188] .
Dissentiva dalle deliberazioni del re in quelle congiunture il figliuolo suo don Ferdinando, re di Castiglia. Rappresentavagli perciò: esser senza dubbio meritevole di grave punizione il marchese; nullameno correre tali i tempi, che converrebbe meglio il dissimulare che il combattere; esser certo l'incominciamento delle nuove ostilità, dubbio il risultamento; ponesse mente all'amistà del marchese col re di Napoli, ai soccorsi che dovea aspettare dai Genovesi, non ancora divezzi della loro antica signoria.
| |
Sanluri Cardona Sicilia Sardegna Bernardo Villamarín Dalmazio Carròz Chirra Guglielmo Peralta Logodoro Cardona Cagliaritani Monreale Sassari Ferdinando Castiglia Napoli Genovesi
|