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      Per la quale brusca ripulsa partivasene il conte mal soddisfatto di veder mozzata ogni via all'offerta di onorate condizioni; ed il viceré di Sicilia partiva egualmente per restituirsi al suo governo; abbenché per esser d'animo più arrendevole o meno aperto, approvava egli, o secondava almeno le risoluzioni del viceré sardo [1191] .
      Queste erano al tempo medesimo protette dal re di Napoli; il quale dubitando non la passata sua benivoglienza verso il marchese lo rendesse sospetto all'Aragonese, inviava in Sardegna una nave ripiena di spingarde ed altre bocche da fuoco con alcune compagnie di soldati, già pagate per due mesi e col denaio necessario agli stipendi di maggior tempo. Lieto pertanto il viceré di questa ben augurata apertura della campagna accozzava le sue schiere con quelle del governatore Puiades e di Angelo di Marongio; il quale dalla sola città di Sassari avea tratto un aiuto di settecento combattenti ben in arme ed in arredo. Avviatisi i tre capitani prima al castello di Goceano e poscia alla rocca di Macomer, dove il marchese avea posto stanza con tremila dei suoi, investirono nel passaggio le ville di Dualchi e di Nuragugume, che teneansi dai rivoltosi; e si attendarono quindi non lunge dal castello dell'inimico, stando avvisatamente per schivare qualunque di lui sorpresa. Ma questo non che destreggiare, precipitò egli stesso gl'indugi, e fu il primo a mettersi alla fortuna ed a cimentarsi nella pugna. Fu il combattimento assai animoso, perché la somma intiera delle cose pubbliche vi si disputava da due acerbi nimici privati.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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