Fu pertanto necessario alle truppe di Renzo di abbandonare la possessione della città e riparare di nuovo al navilio [1230] . Ed in tal maniera se la gloria maggiore di quell'avvenimento restò ai Sardi, insieme colla riconoscenza di Cesare [1231] , i danni restarono comuni.
I tempi correano malaugurosi per l'isola; e perciò cominciarono le novelle molestie onde manco pensavasi. Il viceré sopra il quale avria dovuto rimanere tutta la somma delle cose erasi sottratto ad ogni cura, e punto non avea badato a sovvenire di uomini e di munizioni da guerra i combattenti dell'altra provincia. Avea egli solamente scritto alla corte di Spagna dando conto dell'invasione e ricercando aiuti. Questi giunsero quando doveano giungere, vale a dire dopo il fatto. Ma egli in luogo di tenerli in quella quiete ch'era stata tanto a lui cara, stimò d'indirizzarli alla volta di Sassari insieme con alcune soldatesche nazionali sotto il comando di don Filippo Cervellón e di don Biagio di Alagón. Quelle bande spagnuole erano composte di gentame di vil conto, e si misero perciò fino dal primo giungere a tribolare con avanie ed estorsioni i cittadini; in modo tale che le calamità della pace sopravanzando quelle della guerra, fu mestieri ai Sassaresi di ricercare il viceré di un pronto sgombero di quelle masnade. Passarono allora quei soldati turbolenti ad Oristano, non senza aver toccato molte ferite in Pozzomaggiore, a cagione delle insolenze alle quali si abbandonarono nel transito [1232] . Né con ciò cessarono le disavventure; perché la più ferale di tutte venne a piombare altra volta sull'isola, cioè la pestilenza; la quale introdotta dall'Italia nella Gallura, serpeggiò per molti mesi orrendamente in Alghero, nel Castello Aragonese, in molte ville della provincia, e più che altrove infierì poscia in Sassari, dove perirono meglio di quindicimila persone [1233] . Il nuovo viceré pertanto, chiamato Martino di Cabrera trovò l'isola molto contristata per ogni rispetto; e lo stesso parlamento da lui convocato risentissi dell'universale abbattimento; poche essendo le cose stanziatevi e nissuna di storica importanza [1234] .
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