Ebbe egli poscia lo scambio con don Antonio di Cardona; nel governo del quale si ultimò da Cesare una concordia colla Santa Sede, acciò ai sovrani della Sardegna fosse conceduta la prerogativa del patronato sulle chiese dell'isola, colla presentazione dei nuovi vescovi ed abati. Prerogativa che confermata in altri tempi con eguali provvedimenti, pose fra le mani del re i mezzi migliori d'indirizzare faustamente le cose religiose [1235] . Comandava anche nell'isola lo stesso viceré quando Cesare veleggiando in quella famosa spedizione africana che tanta gloria procacciò alle sue armi e tanto conforto ai molti suoi sudditi schiavi della reggenza di Tunisi [1236] , avendo assegnato per l'unione del numerosissimo suo navilio il golfo di Cagliari, colà sbarcò egli stesso, e volle per breve ora far lieta colla sua presenza la capitale dell'isola [1237] . E continuava lo stesso governo quando una terribil fame attristò sì fattamente gl'isolani, che anche oggidì se ne serba il ricordo nei volgari loro proverbi [1238] .
Procedendo le sorti così sinistre, qualche conforto produsse nell'animo dei nazionali la presenza di Cesare; il quale nella seconda spedizione africana, tanto infausta, quanto gloriosa era stata la prima, volle per qualche dì soffermarsi in Alghero e lasciarvi numerose testimonianze del conto ch'ei teneva di quel suo regno. Conservasi ancora in essa città il ragguaglio compiuto di quanto Cesare fece e disse in quella sua gita, del quale stimo di dover dare qui un cenno; poiché sebbene abbia io in ogni incontro schivato quelle minute digressioni che lo storico temperante lascia sepolte nelle scritture dei cronichisti, pure non saprei resistere in questo luogo al desio ch'è in me di rammentare ciò che commosse e concitò a gioia straordinaria la dolce terra ove nacqui.
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