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      Non così meritò della Sardegna Filippo per aver approvato tali capitoli, come per avere in quel medesimo tempo dato mano ad uno stabilimento per cui se le cose pubbliche aveano proceduto sotto la sua signoria con maggior regola, procedettero anche in appresso con maggior sicurtà. Le vaste spiaggie dell'isola desolate in molti luoghi di abitatori erano di continuo minacciate dai pirati delle reggenze africane. Filippo avea già provveduto alla difesa dei punti i più importanti facendo fornire di artiglierie e munizioni le fortezze di Cagliari ed Alghero; nella qual opera avea impiegato gran parte degli emolumenti ritratti dal regno. Avea eziandio inviato gran numero di schioppetti, di lancie ed altri attrazzi militari ad uso comune, consumando a tal uopo sulle rendite degli altri suoi stati meglio di cinquecentomila ducati d'oro. Mancava il massimo dei ripari, cioè quello di circondar tutta l'isola di torri munite per la guerra, acciò resistendosi con maggior fidanza agli inimici, si avesse pure un mezzo maggiore di proteggere la navigazione e di agevolare la pesca; e quella specialmente dei tonni, la quale, conosciuta da parecchi anni in Sicilia, sperava Filippo di poter introdurre nei mari sardi, ove si avea contezza essersi più fiate veduto vagante quel pesce [1276] . Confidavasi nel principio il sovrano di poter dal continente spedire nell'isola il denaio necessario per recar ad effetto sì vasta impresa; ma trattenuto da varie difficoltà appigliossi infine all'espediente di ricercarne nell'isola stessa i mezzi.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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