Era questi il dottore Martino Carrillo, canonico di Saragozza, uomo dotato di quelle virtù che lo poteano render meritevole di quel sublime incarico. Passò egli in Sardegna, dove occupatosi senza indugio a rimettere in assetto le cose pubbliche, a chiamare a severo scrutinio gli amministratori delle entrate dello stato, a definire molte ragioni private, punto non venne meno nell'opera sua per la copia o difficoltà dei negozi; ma con rara sollecitudine, mentre provvedeva a tutte le bisogne per le quali era comandato o ricercato, scriveva anche la sua relazione del regno di Sardegna, che fu poscia pubblicata in Barcellona [1298] . Comprende questa le notizie compendiose delle antiche sorti dell'isola e la descrizione dello stato in cui trovavasi in quel tempo; e se le indagini del Carrillo in un rispetto provano la vasta sua istruzione, quelle indiritte a formare un quadro esatto e veritiero del regno fanno fede del suo senno e della sua attività in modo a giovare non solamente ai contemporanei, ma eziandio a noi che quel tempo chiamar dobbiamo antico. Molto perciò io mi varrò di questa di lui relazione allorquando più di proposito mi toccherà di considerare l'andamento generale delle cose pubbliche dell'isola. E per ora mi basterà l'aver commendato la scelta fatta da Filippo III d'un uomo, il quale possedeva in grado eminente quel consiglio perspicace per cui si giudica chiaramente delle cose; e quel consiglio pacato per cui, dissipato il prestigio delle orgogliose prevenzioni recate talvolta da uno ad altro paese, si giudica ancora più rettamente.
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