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      Questo si palesò specialmente in una dimanda, nella quale se non si può notare la novità, si dee far valere l'insistenza dimostrata dalle corti: voglio dire la richiesta fatta le tante volte perché ai soli nazionali fossero concedute le prelature ed abbazie del regno colle cariche civili e militari dello stato. Ed a questo grado d'insistenza si deve ascrivere il temperamento che dai ministri di Madrid s'introdusse allora nelle severe loro massime; e la cura manifestata di sincerare la nazione che la diversità delle opinioni riferivasi solamente al diritto, nel quale non era aggradita al re una maggior mutazione, e non già al fatto; poiché dicevasi notorio il conto tenuto tuttodì dei regnicoli nella collazione delle primarie dignità della Chiesa e del governo. Discendendo pertanto a stanziare partitamente le cose, il sovrano dopo aver notato che dei tre arcivescovadi dell'isola, due trovavansi allora occupati dai Sardi, determinava che nelle future nomine ai vescovadi ed alle abbazie si osservasse un'alternativa di elezione fra i nazionali e gli stranieri; che delle cariche civili, eccetto quelle del reggente e degli avvocati fiscali, la metà fosse sempre riserbata ai Sardi; che riserbate fossero loro del pari le cariche dei governatori di Cagliari e Sassari, e quelle del luogotenente generale e dei capitani delle galee; che infine in tutti gli altri uffizi nei quali il servizio regio esigeva la facoltà di una libera scelta, avessero i regnicoli se non la certezza di una privilegiata concessione, la fiducia di una graziosa preferenza.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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