Alla quale od innocente o rea giovava sempre che l'imputazione di quel misfatto rimbalzasse in danno di un uomo, se non esecrato come uccisore del marito, odioso certamente come nimico di amendue. Quel venerevole vecchio pertanto fu trascinato anch'egli ad intingere nella congiura che con cauto artifizio e fuori del dicevole a femmina, ordiva allora quella dama. Indettavasi fra i congiurati che alcuni sicari disposti nella casa di Antioco Brondo stessero avvisatamente in posta, affinché abbattendosi il viceré in quel luogo non discosto dalla reggia, potessero con sicurezza ferirlo a breve gittata. E così fu. Il viceré senza apporsi del pericolo attraversava dopo alquanti giorni la strada colla sua consorte e coi figliuoli, allorquando, giunta la di lui carrozza al sito dove era aguatato, udissi improvvisamente lo scoppio di molti archibusi e videsi egli cadere colpito da diciannove scaglie. Invano i di lui seguaci tentarono di far vendetta del misfatto. Col delitto erasi anche premeditato il modo di consumarlo con salvezza. Onde sperperato dai congiurati il piccol drappello che seguiva il viceré, riparava il marchese di Cea a luogo sicuro; e si appuntava fra gli altri che restassero eglino accanto alla marchesa per schermirla da qualunque insulto; frattantoché giugnevano alcune bande di spavaldi chiamati dai suoi feudi per guardarla.
Tentavansi allora dai congiurati quei maggiori delitti ai quali una primiera scelleraggine disserra la via. Si promuoveano da un canto le querele giudiziarie contro alla consorte del viceré per l'uccisione del marchese di Laconi.
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Antioco Brondo Cea Laconi
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