Alla tiepidezza in qualche rispetto necessaria con la quale si considerarono nei primi tempi del governo aragonese i negozi civili dell'isola, non rispondeva il pensiero delle cose militari. La conquista della Sardegna fu per quella nazione uno di quei grandi avvenimenti i quali non solamente eccitano l'interesse comune per l'importanza, ma accendono ancora il comune entusiasmo per la gloria delle gesta. La prontezza e il valore con cui da un principe bellicoso ed ardente, l'Achille e l'Agamennone del suo esercito, era stata condotta a termine quell'avventurosa spedizione, avea impresso per così dire alla possessione della Sardegna un tal carattere di eroica ricordanza, che ove mancata fosse ogni altra ragione, avrebbe sopperito al desiderio vivo della conservazione della fatta conquista, quel senso concitato di onore il quale anche in mezzo ai più grandi pericoli francheggia il cuore dei prodi. Quell'impresa perciò ebbe subito per istorico un re [1383] ; ebbe in ogni tempo per suo sostegno i sovrani aragonesi che salirono in grido di maggior valore, e la più chiara baronia di Aragona, di Catalogna e di Valenza; la quale non sì tosto bandivasi oste e si spiegava lo stendardo reale in Saragozza o in Barcellona, infiammavasi anch'essa a fronteggiare di nuovo i pericoli di un nemico non sempre domabile e di un cielo non sempre propizio; affinché non isfuggisse di mano dei suoi principi il frutto delle antiche vittorie. Le stesse considerazioni che venivano sopra alle altre difficoltà della guerra, venivano eziandio sopra alla malagevolezza dei dispendi.
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