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      Dissimili in ciò solamente dalla società dei custodi delle nostre proprietà; ché molte di quelle sono ciecamente governate dalla ventura; questa si appoggia nelle opere concordi e fruttifere degli stessi soci.
      Non bastò ai sovrani spagnuoli la creazione di una forza nazionale abile ad affrontare i nemici che ponessero il piè nel territorio sardo; ma estesero anche le loro sollecitudini a far sì che vietato fosse ad essi l'accostarsi ai nostri litorali. Deliberato perciò da Filippo II l'utilissimo provvedimento della difesa maggiore dei lidi, di cui diedi altra volta contezza [1390] , sursero intorno alla Sardegna le torri che la circondano; donde anche in tempi a noi vicini il valore di pochi custodi percosse più volte quelle ciurme barbaresche che per tanti secoli contristarono i navigatori del Mediterraneo. Creossi anche a tal uopo l'uffizio del commissario generale di artiglieria, il quale dovea indirizzare quanto apparteneva al traino e munizione delle bocche da fuoco ed all'ammaestramento degli artiglieri sparsi nelle principali fortezze [1391] . Allo stesso spirito di proteggere la sicurezza delle terre litorali e la libertà dei mari fu dovuto lo stabilimento di una forza navale destinata a costeggiare l'isola. Sebbene in questo proposito molto più sia stato da commendare lo zelo del parlamento sardo profferitosi di sopportare i dispendi del servizio marittimo, che la premura del governo spagnuolo nel fabbricare le navi [1392] . Onde, ridotta a tre sole galee la forza maggiore desiderata dalle corti, il servizio non sempre rispose ai bisogni dell'isola [1393] ; ed il dispendio si risolvette principalmente in gratificare ampiamente i maggiori capitani; ai quali decorati del fastoso titolo di generali e circondati da un numeroso stuolo di uffiziali militari e di amministrazione, nissun'altra cosa mancava fuorché il navilio [1394] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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