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      Confidandosi adunque di siffatti provvedimenti forse i sovrani spagnuoli avrebbero consumato in Sardegna il periodo di tempo fissato dai destini alla loro signoria senza il bisogno di ricorrere ad altro ausilio nel difendere i loro diritti e proteggere la quiete dei popoli, se l'omicidio del marchese di Camarassa non avesse partorito o il bisogno o l'occasione di mantenere fissamente nell'isola una mano di soldatesche straniere. Fu questa poscia divisa nei luoghi principali [1395] ; ed ebbe le sue stanze fissamente nell'isola con poco pro del governo che l'avrebbe trovata nei casi di rischio insufficiente a contenere popoli inquieti; con molta dispiacenza dei nazionali che la conoscevano inclinata a travagliare i popoli tranquilli.
      I nazionali furono poscia ammessi fra le file di quei soldati stranieri. Ma da lungo tempo aveano essi già militato in eserciti ordinati lungi dalla patria loro nei maggiori cimenti della monarchia. I sovrani di Aragona e di Castiglia pregiando quella vispa animosità che in ogni tempo brillò sulla fronte dei nostri isolani, giovaronsi in ogni incontro di difficile guerra degli aiuti sardi. Già fino dai primi secoli del governo aragonese una legge speciale [1396 ] avea dichiarato esser i Sardi tenuti a servire il re nella guerra al pari degli Aragonesi; per la qual cosa si comandava che senza dilazione si spedisse il maggior nerbo di gente che si potesse raccogliere onde prender parte nella guerra allora agitata colla Francia. Nelle imprese guerresche succedute ebbero perciò gli isolani a concorrere con tanto maggior gloria loro, in quanto che il più delle volte non per comando dei sovrani, ma per ispeciale dimostrazione di zelo dei magnati della nazione correvano le schiere sarde da essi radunate a fiancheggiare gli eserciti del monarca.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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