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      Maggior prova di spontanea larghezza si dee trarre da quei sussidi più e più volte accordati dai parlamenti, o dalle città del regno, allorquando per la sorte delle guerre nelle quali trovaronsi sempre involti i sovrani negli altri stati, necessario rendevasi il venire in loro soccorso con gratuite oblazioni. Già notai altra volta come nel parlamento intimato dal marchese di Baiona con assistenza del deputato regio don Luigi Blasco, avvisando le corti le strettezze nelle quali il sovrano trovavasi per la guerra allora sostenuta contro all'Inghilterra, abbiano esibito un donativo grazioso che dovette gittare il valsente di un milione e dugentomila scudi [1404] . Quest'esempio fu imitato nelle congreghe successive; e non seguì giammai che i sovrani si trovassero in angustia notoria di denaio o vettovaglie, e che il regno, le città, i magnati od il clero non accorressero abbenché non ricercati al riparo. Onde ben si può dire aver mai sempre la Sardegna con nobile disistima del particolare suo profitto, posto solo mente a considerare quali fossero i bisogni e le convenienze del suo sovrano; e non già a quale porzione della vasta monarchia spagnuola fosse per riferirsi il motivo o frutto dei sagrifizi dei quali si accomodava. Come si può affermare per lo stesso motivo, e non senza rammarico, doversi attribuire unicamente alle imperiose circostanze dello scemamento dell'universale opulenza se con una vicenda malaugurosa quella stessa nazione, la quale sì largamente rispondeva ad un'amministrazione o rimessa o noncurante, non poté sempre aver la sorte di rispondere egualmente nei tempi succeduti al benefizio della maggiore vigilanza ed amorevolezza dei novelli suoi sovrani [1405] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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