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      Per queste ragioni ed i sovrani ed i viceré dovettero le tante volte, a richiesta degli stessi consoli contristati dal dissipamento dei loro precessori, far provvisione ad un miglior regolamento delle ragioni, ad una più esatta distribuzione degli uffizi municipali e ad una più avveduta economia nel maneggio delle entrate [1434] .
      Tuttavia considerandosi le cose non con quello spirito che scrupoleggia nel ventilare le cose minute, ma con quel temperato raziocinio che si appaga dei risultamenti maggiori, io penso che si possa creder meritevole meglio di encomio che di censura la maniera di governarsi dei nostri consigli di città. Parmi a tal uopo debbasi notare esser orrevole molto per i consigli l'uso fatto delle dovizie civiche. Devesi ad essi lo splendore dei maggiori templi; devesi la fondazione dei pubblici ospedali; devesi lo stabilimento di molte scuole minori: devesi la dotazione principale delle due università di studi erette nell'isola durante il governo spagnuolo. Sembrami eziandio che la stessa lunga durata dell'opulenza civica sia un argomento di ben inteso governo; poiché il dissipamento conduce tosto alla strettezza, e la strettezza all'inopia. Ed invece di tale inopia, noi avemmo in tutti i tempi le pruove palesi della magnificenza con la quale le città vennero nei momenti del bisogno al soccorso del tesoro o dello stato [1435] . Contrassegno evidente di un'amministrazione non iscreditata è soprattutto quella illimitata confidenza con cui tutte le classi di persone profferivansi allora di porre nell'erario della città i loro capitali convenendo del merito annuo.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187