Le tradizioni dei nostri maggiori ricordano anche oggidì come quel comperarsi li denari dei privati dai consoli era per le famiglie un avvenimento sì fausto, che con baldoria e con danze si festeggiava da ciascuno il dì del contratto. Né si può dire che per dabbenaggine corressero allora i posseditori di ricchi capitali a cogliere quel frutto che primiero loro si presentava. Perciocché quelli stessi che tanto affidavansi delle convenzioni conchiuse cogli amministratori delle città, mostravansi intrattabili allorquando gli uffiziali del fisco aveano ricorso ad essi per eguali pratiche di accatto. Onde il bisogno poi derivò che ogni qual volta il tesoro era manchevole si riparasse alla tutelare mediazione delle città; le quali assumendo a proprio carico la pecunia necessaria e versandola poscia nella cassa del fisco, erano obbligate a guarentire se stesse con analoghe convenzioni, i creditori colla propria fede. Un esempio mi giova qui riferirne toccando di ciò che nel regno di Filippo IV avvenne, allorché ridotto egli a molta scarsità di denaio per la guerra di Lombardia si ottenne per mezzo di varie città del regno il sovvenimento ragguardevole di cui diedi già contezza altra volta [1436] . Scrivea allora il sovrano ai ministri dell'isola: trovarsi nelle maggiori angustie; essergli indispensabile un pronto soccorso da tutti i suoi regni; vedessero modo come raccogliere nell'isola la maggior somma di moneta per loro si potesse; non badassero ad ostacoli; ponessero pegno o vendessero qualunque sostanza dell'erario; rata sarebbe e ferma qualunque loro operazione per cui il denaio si conseguisse; un'ora sola d'indugio nuocergli in quella sua strettezza [1437] . I ministri sbaldanziti per lo pericolo e per la difficoltà del riparo tentarono invano altri espedienti; e la pecunia non si ritrovò fino a quando le città invitate ad intromettersi in quel procaccio se ne addossarono la guarentia.
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Filippo IV Lombardia
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