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      L'abbondanza di queste estrazioni è la miglior testimonianza ad un tempo dello stato prosperevole dell'agricoltura. Non è già che io intenda commendare i metodi che trovavansi in uso; perché quell'imperfetta proprietà nella maggior parte dei terreni, già da me altra volta riferita ai tempi dell'incursione dei Barbari, ben lungi dall'essere stata ammendata dal governo spagnuolo, continuò ad avere un'influenza tanto più estesa sulla rustica economia in quanto che colla propagazione della signoria feudale si aggiunse alla sproporzione fra le terre ed i coltivatori, origine vera della comunione, la sproporzione fra le terre ed i padroni. Mio intento solo è di notare come continuasse anche allora la Sardegna al pari dei tempi romani ad esser favoreggiata insieme dalla benigna natura dei suoi terreni e dal bisogno che sentivasi da parecchie provincie di far colà provvisione alla loro annona. Bisogno non ha guari menomato con danno gravissimo dell'isola nostra; dappoiché le vaste e protette seminagioni delle terre litorali del Mar Nero, facendo traboccare in tutti i mercati europei il frumento dell'Oriente, aprirono novelle sorgenti al commercio.
      Quel periodico accorrere degli stranieri all'incetta delle nostre derrate dovea bastare a confortare l'interesse dei coltivatori. Nullameno anche le saggie leggi veniano in aiuto. Notevoli quant'altre mai sono le ordinazioni fatte dal governo spagnuolo, o ricercate dalle nostre corti per proteggere l'agricoltura. Soprasta alle altre il privilegio che agli agricoltori era riserbato nell'estrarsi dal regno le biade.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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