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      La così detta filosofia era ridotta ad una scuola di vane sofisterie che indirizzavansi non a cercar colla ragione il vero, ma ad abusar della ragione per farlo parere ove fosse libito. La teologia scolastica era contaminata da quelle insulse e sterili contese colle quali era stata mutata dal celeste suo essere la dottrina tramandataci dai padri e dai concili generali della Chiesa. Abbandonavasi per quelle frivole disputazioni lo studio del dogma, la spiegazione delle sagre carte e la ricerca dei veri fonti delle scienze divine. E facevasi talvolta fra i viluppi di quel interminabile ed intricato quistioneggiare maggior sciupio d'ingegno, che stato non sarebbe necessario perché limpida si mostrasse nelle indagini la verità. Con maggior fortuna procedevano le altre scienze; nelle quali le opere date alla luce da parecchi degli alunni delle antiche nostre scuole di legge e di medicina, palesano che non così colla cieca obbedienza all'altrui autorità reggevansi fra noi quelli studi, come col proprio esame e col raziocinio. Ciò nonostante si può asserire che o per cattivo indirizzamento fino dal principio, o perché vaneggiando si escì poscia fuori della regola, gli studi tutti nel declinare del secolo XVII erano fra noi infelici. Onde se uomini di qualche pregio diedero prova nelle loro scritture di senno e di scienza, ciò devesi più agli sforzi od all'ingegno di essi che alla condizione delle scuole. Per le quali e necessaria e fausta si dovette a giusta ragione stimare la riforma di cui in altro tempo mi toccherà di narrare la consolante istoria.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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