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      Prendendo ora a rammentare il nome di quelli isolani che ebbero fra noi maggior grido di scienziati e di uomini di lettere, incomincierò da coloro che applicatisi alle scienze divine diedero saggio di commendevole studio. Fra questi meriterebbero special menzione molti prelati sardi nati nell'isola che lasciarono durevoli testimonianze di sapere e di virtù. Ma postoché di tutti non mi è dalla natura di quest'opera permesso il ragionare [1501] , non ometterò di far menzione di quelli almeno che con la pubblicazione delle loro scritture lasciarono di se stessi più durevole rimembranza. Tali furono Andrea Baccallar, arcivescovo di Torres, il quale voltò dal greco in latino le opere di san Giovanni Damasceno [1502] ; e Francesco Boyl, vescovo d'Alghero, predicatore nella corte di Filippo IV e scrittore di varie opere di ecclesiastico argomento [1503] . Soprastano agli altri i padri Giovanni Canavera d'Iglesias, vescovo d'Ales, Ambrogio Machin d'Alghero, arcivescovo di Cagliari, e Giorgio Sogia di Sassari, vescovo di Bosa. Il primo fu già da me ricordato con encomio quando diedi cenno dell'invito fattogli dal duca Emanuele Filiberto di Savoia [1504] . Il secondo fu anche da me commendato allorché diedi conto delle scritture da lui pubblicate per difendere la santità del suo predecessore Lucifero ed il primato della sua Chiesa [1505] . Non mi resta perciò che ad annotare le diverse opere per le quali egli venne in grido di scrittore profondo e dotto. Ed invero tal nome egli merita per l'ingegno e per la dottrina; poiché quantunque le sue scritture polemiche non siano esenti da quei vizi che nissuno degli scrittori del suo tempo seppe schivare, tanta vi si trova copia di lumi e dirittura di raziocinio, che basta a far fede come allo spirito svegliato di questo prelato rispondeva l'ampia di lui istruzione [1506] . Il terzo, cioè il vescovo Sogia, rendutosi prima illustre in Roma col reggere gli studi della sua regola dei Servi di Maria e colla carica da lui coperta di priore generale, fu per la sua dottrina talmente caro a Cosimo III de' Medici, gran duca di Toscana, che venne da lui destinato a leggere la teologia nell'università di Pisa col titolo di teologo della corte; abbenché la scelta d'indi a poco fatta di lui pel vescovado di Bosa dal suo sovrano abbia frastornato quel disegno.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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