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      Scrissero storie generali della Sardegna Giovanni Arca [1556] , don Pietro Quesada Pilo, già lodato fra i giureconsulti [1557] , ed il padre Giorgio Aleo cappuccino [1558] . Ma queste scritture non videro mai la pubblica luce; né meritano per quanto io penso di vederla giammai; perché il primo nell'indagine dei fatti importanti poco seppe aggiungere ai lavori dei due primari nostri storici; il secondo non fé che seguire le traccie di uno di essi; il terzo ragunò, è vero, qualche notizia maggiore sulle cose ecclesiastiche; ma svisò talmente i fatti da lui narrati ogni qual volta gli avvenne di ragionare sui fatti medesimi, che se non soccorresse al pensiero la persuasione della di lui buona fede, il lettore più volte invece di credere che egli scrivesse da senno, lo stimerebbe od un uomo intento a togliere con sottile artifizio la fede ed il rispetto alle cose da lui riferite, od uno scrittore beffardo, che chimerizza anche in mezzo alle cose le più gravi.
      Alcuni scrittori nazionali si occuparono della descrizione di fatti speciali appartenenti alla nostra storia od alla straniera; e debbonsi porre nel numero di questi Proto Arca e don Antonio Canales de Vega, dei quali altra volta feci menzione [1559] ; e don Giovanni Battista Buragna d'Alghero, scrittore delle tristi vicende delle rivoluzioni scoppiate nella metà del XVII secolo nella città di Napoli, dove egli allora soggiornava [1560] . Maggiore è il numero di quelli che intesero alla narrazione delle cose religiose; e tali furono Giovanni Arca [1561] , il padre Dimas Serpi minore osservante [1562] , altra volta nominati, il padre Serafino Eschirro cappuccino [1563] , ed il dottore Dionisio Bonfant [1564] . Ebbi in altro luogo l'occasione di notare con quale esagerazione di sentenze e di espressioni abbiano questi due ultimi scrittori trattato la delicata materia dell'invenzione dei depositi cagliaritani nel secolo XVII; e come abbia quella loro malaccorta foga influito alla miscredenza di molti gravi critici italiani insorti a combattere l'opinione dei Sardi [1565] . Basta perciò quel cenno per giudicare con quale spirito siano state composte le due opere.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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