Della maniera infatti con cui il Bonfant sopravanzando ogni confine di moderazione, invece di accreditare le sue leggende andava a ferire nell'opposto scopo, ebbe ad aombrare l'Inquisizione generale di Spagna; e gli esemplari della sua relazione fan fede della sospesa stampa e del lungo tempo trascorso in quel giudizio di censura. Ma non nel solo rispetto delle cose religiose era da correggere quella scrittura; perché tanta è l'acrimonia con cui l'autore imprese a sfogare contro ai Sassaresi la collera sua municipale, che ben si conosce essere stata solamente la storia religiosa l'occasione dello scrivere; esserne stato il motore quell'astio acerbo ed aperto fra le due città primarie che anche nelle cose sagre incontrava allora il tema per una mal intesa preferenza. Laonde non si può che considerare con rammarico quello scambio d'ingiurie e di sofismi; e quell'armeggiare quotidiano in un aringo così ristretto ed inglorioso; quando specialmente non senza ingegno e dottrina mostransi gli scrittori che tanto abusavano di quella cotale loro rettorica asprigna e cavillosa; ai quali forse non altro mancava per diventar più pregievoli che un maggior temperamento nel maneggiare, un senno maggiore nello sciegliere gli argomenti.
Mi affretto pertanto di rivolgermi a rammentare il nome d'un nostro scrittore istorico al quale tali due doti non mancarono; né mancò l'onore che ne deriva. È questo il marchese di S. Filippo don Vincenzo Baccallar, grande scudiere del re Cattolico e suo ministro presso alla repubblica di Genova.
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