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      Affé di Dio, esclamò allora quel buon curato, dopoché Apollo fu Apollo, le muse furono muse, ed i poeti poeti, un libro più grazioso di questo e più ripieno ad un tempo stesso di cose strane non si compose giammai. Ed è certo che in quella sua maniera è di tutti gli altri libri il migliore e l'unico da pregiarsi fra quanti nello stesso genere vennero in luce. Onde colui che non lo lesse può ben far conto che non mai lesse cosa gustevole. Porgilo qua tosto, compare, che più lieto io mi sono d'essermivi abbattuto che se fossi stato presentato di una tonaca di drappo di Firenze".
      Queste poche linee di autorevole giudizio non saranno punto smentite nel breve sunto che sono per fare del libro del Lo Frasso; nel quale dappertutto s'incontra quell'immaginazione disordinata per cui l'autore non seppe rispettare nelle invenzioni la verosimiglianza, nelle descrizioni la verità, nei pensieri e negli affetti la giusta misura della ragione e del sentimento; ma s'incontrano pure con frequenza quelle felici immagini che lampeggiano nelle anime dotate di poetico entusiasmo; e quelle aggraziate o vivaci maniere di dire che dettate sono dalla natura ed ordinate dall'arte e dallo studio.
      L'opera del Lo Frasso altro non è che un romanzo pastorale mescolato di prosa e di rime alla foggia di quello che era stato pubblicato nel secolo precedente in Italia dal Sannazaro col nome di Arcadia; e di quello che era stato con grande accettazione scritto in Ispagna da Montemayor col titolo di Diana. L'eroe del romanzo è l'autore medesimo, il quale sotto il nome del pastore Fressano descrisse i suoi amori e le sue disgrazie.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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