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      È ancora coperta di neve la campagna, e pastorella non havvi che osi trarre il piè fuori della capanna. Ma verrà alla fine l'aprile, verrà la primavera e sentirassi di nuovo il brulicame dei pastori; e la tua bellezza ricomparirà alla luce. Vedrai allora i giovanetti esercitarsi nel contendere il pregio della forza e dell'arte in ogni maniera di pastorale uffizio. Vedrai quanti fra essi sosterannosi da un'altra parte coperti dei migliori loro ornamenti per contemplarti, o vezzosa mia pastorella. E già mi pare di vederli atteggiati in aria di stupore, mirando l'aggraziato tuo viso. Io fra questi mi aggirerò allora dissimulando, ed in aspetto non lieto, non angoscioso m'affisserò a quelli occhi soavi, riandando nella mente le tue promesse". Passa quindi il pastore a descrivere come il Coridone di Virgilio i propri pregi: io so giocolare colle mie mani in mille modi; e percuotere dolcemente la chitarra; e carolare attorno ad un gran fuoco. Nissun altro al pari di me s'inerpica su per li burroni o s'apre una strada per le più scoscese balze; ché a ciò m'addestrai nella mia terra di Sardegna. Io colgo io stesso il miglior lentisco e ne cibo li miei agnelletti, che guardo cautamente da nocive pasture. Chi meglio di me conosce i luoghi propizi alla quiete meriggiana? qual altro può vantare greggia più mansa, arieti più pingui? o menare più opportunamente gli armenti al gagno; o se il cielo scoscende repentinamente per istrada trovar miglior ricovero nelle rupi incavate? chi più di me invigila sulla mandra, o vanne di continuo in ronda col cane a guinzaglio spiando gli andamenti del lupo?


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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