Lampeggiano in questa molti vivi tratti di poetica descrizione. Tal è il cenno della prima comparsa del giostratore:
Ecco d'età crescente,
Ma di fatti maturiEntra nel grand'agone il fier Carriglio.
Già tutto va in scompiglioMentre s'urta e si preme
L'avido volgo, e temeChe il luogo e il dì gli manchi.
Segue il forte guerriero,
Né so qual più mi dicaDi sua mirabil lode o bello o forte.
Il superbo cimieroCh'ora spiega, or intrica
Aura soave in vaghi giri a sorteAvvien che gioia porte
A chi il riguarda, e spiriIncogniti desiri
D'arme e d'amor
Non minori sono le prove di poetica inspirazione, che Pietro Delitala diede in una sua canzone alla Fortuna, la quale per lui era fortuna malvagia. Eccone alcuni tratti:
Dolce madre dei rei, dei buon matrigna,
Che me tra fiere e mostri e tra gigantiSpingesti spesso, e men sottrasse il cielo,
Che tenti? ché ti sforzi ancor maligna?
Dai tuoi tanti flagelli, e inganni tantiSerbo anco il sudor caldo, e il petto anelo.
Se brami che mi sciogliaDal frale onde son cinto, ed a disnore
Ti rechi che da te tanto agitatoVivo mi serbi il fato,
Ben trovi onde finir per mille vieI tuoi gravi odii e le miserie mie.
Esser può che dal ciel fulmin si scioglia,
Che adempisca tua voglia;
Ma né l'irato ciel, né il fiero regnoIre hanno eguali al tuo spietato sdegno.
Canzon va vergognosaTra il volgo che t'aspetta
Per far in te vendetta,
Ch'ebbi sempre in dispregio i scherni suoi.
Ma fra leggiadri spirti andar ben puoiAltiera e baldanzosa.
Eguali testimonianze di poetico valore diede il nostro scrittore nelle stanze colle quali imprese ad esaltare i prodigi pei quali era anche allora celebre il santuario detto di Vico presso alla città di Mondovì; stanze che veggonsi intitolate alla duchessa di Savoia; quasi come infino dal secolo XVI toccasse a quell'illustre principessa l'accogliere e favoreggiare le lettere sarde, che tanto debito doveano poscia contrarre verso la reale sua prosapia.
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