Onde se negherassi allo scrittore il vanto dell'ingegno, quello gli resterà almeno della patria carità; che lo spinse ad onorare, quanto per lui si poteva, la memoria di alcuni suoi nazionali ai quali non la virtù mancò, ma la fama.
LIBRO DODICESIMO
Quando io mi posi in cuore di scrivere i successi della Sardegna, e con rapido sguardo considerai la serie e natura delle miserevoli vicende per le quali mi toccava di trascorrere, dubitai lunga pezza non venisse meno il buon disegno; e quel vigore stesso che in sul principio dell'opera destava in me un suggetto mescolato colle più nobili memorie della classica letteratura, non fosse per infralire allorché discenderei a svolgere in una narrazione non più ingemmata di nomi illustri, le oscure calamità de' tempi posteriori. Se non che rinfrancavami il pensare che nonostante la povertà di fatti meritevoli di fama, un mezzo mi restava per cattivare l'altrui attenzione, col raccorre tratto tratto le notizie appartenenti allo stato ed alla condizione civile de' popoli. Nel qual rispetto parevami che sempre più abbondevole si presenterebbe la materia, come m'andrei maggiormente discostando dall'antica età. E così è di fatto: poiché all'opposto di varie altre provincie, che piangono oggidì fra le miserie e fra i vizi l'antica grandezza o virtù, ed invecchiando intristirono, la Sardegna vide dopo l'ultima delle sue epoche politiche migliorarsi i termini del suo stato civile. La qual cosa benché debbasi a quei disastri pei quali fu a lei disdetto in addietro lo sperare un durevole vantaggio, deve per lo stesso motivo sollevar la fiducia di coloro ai quali l'inerzia de' trapassati lasciò molte cose imperfette, molte intatte, pochissime corrotte; giacché è più facile il salire che il risalire a prospero stato; e nelle cose morali soprattutto è più fortunata la condizione di chi può confidarsi di aggiungervi, che di coloro i quali declinarono già dal colmo una volta toccato.
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