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      La Sardegna, quantunque aggregata ai regni della Corona aragonese, soggiacque più tardi delle altre provincie ai mali delle discordie interiori e dell'invasione straniera. L'alleanza perciò conchiusa contro a Filippo dall'imperatore Leopoldo, dal re d'Inghilterra Guglielmo d'Orange e dagli Stati generali delle provincie unite, non turbò in sul principio quella quiete d'animi e quella spontanea devozione con cui i Sardi aveano giurato fede al novello monarca. Né le spedizioni degli ammiragli britannici Rooch e Schowel, i quali costeggiarono i litorali dell'isola col loro navilio coll'animo di provocarvi qualche commovimento, valsero a destare veruna inquietudine. Non è già che i governanti della Sardegna fossero preparati ad una difesa: poiché il viceré conte di Lemos, benché facesse le viste di voler apprestare quanto era d'uopo per evitare una sorpresa, erasi egli stesso renduto inabile a sostentare una guerra qualunque, col dissipamento che durante il suo governo erasi di nuovo introdotto nell'amministrazione del tesoro [1602] . Né poteano gl'isolani prender confidenza della condizione delle armi spagnuole nella vicina Italia: dacché il duca di Savoia Vittorio Amedeo II, il quale trovavasi allora in istato di far inclinare le sorti della guerra italiana a pro di quella potenza colla quale ei tenesse, facendo prevalere le ragioni di principe a quelle di padre e di alleato, avea in prima col posar di combattere rattenuto il progresso delle armi franzesi in Italia; e collocato poscia nel duro cimento di abbandonare la propria figliuola, sposa di Filippo, o di porre a ripentaglio il destino de' suoi popoli, la salvezza dello stato ebbe solo nel cuore; ed accostandosi ai nemici del re cattolico, bandiva: esser egli obbligato a posporre ogni altra cosa alla tranquillità de' suoi sudditi; averli Dio commessi alle sue cure, acciò li preferisse a se stesso, alla sua casa, alla sua posterità; non esser egli un padre che rompea guerra contro ai suoi figli, ma un principe che allontanavasi da un'alleanza già violata dagl'infinti suoi amici; deporrebbe le arme, quando i negozi europei fossero composti in maniera che la debolezza degli stati minori non avesse veruna cosa a paventare; non avesse l'ambizione de' grandi potentati cosa nissuna a sperare".


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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