Per tale mezzo pertanto la famiglia degli Alagón avea se non intinto nella congiura, concetto almeno chiusamente il desiderio di vederla trionfare. Nella qual cosa il marchese comportavasi non solo qual vassallo disleale, ma quale suddito sconoscente. Perocché non era guari tempo che l'avvocato del fisco aveagli mosso lite acciò dopo la morte di lui ricadessero i feudi alla corona, per ragione d'esser estinto il lignaggio maschile degli Alagón. Ed il re Filippo volendo ingraziarsi col marchese e seguire i consigli del Cristianissimo (il quale facea fondamento per la conservazione della Sardegna nella fede di quel dovizioso signore) avea arrestato il corso delle domande del fisco, dispensando colla figliuola del marchese, acciò potesse esser investita della successione paterna. Un favore sì ampio non bastò perché i beneficati ne sapessero grado a Filippo. Ed il conte di Montesanto a pro del quale si risolveva intieramente la grazia del re, seguì a parteggiare per l'arciduca; traendo tutto il vantaggio dal novello rammarico del marchese, venuto troppo in acconcio ai suoi disegni, per far pendere nella sua parte quella numerosa clientela di cui la famiglia dei marchesi di Villasor potea nell'isola volgere a suo talento gli animi.
Frattanto la buona ventura delle arme degli alleati francheggiava anche in Sardegna i malcontenti. L'arciduca sbarcato in Barcellona, era stato accolto con festanza dai Catalani, infervoratisi sempre più nel seguir le sue parti, come più ardente dichiaravasi nei popoli delle Castiglie la fede per Filippo.
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