Padroneggiando poscia il principe austriaco i reami di Catalogna, di Aragona e di Valenza, avea obbligato il re ad allontanarsi dalla sua capitale seguito da pochi de' suoi grandi [1603] . Nel mentreché gli altri o più inconsiderati aveano in quell'apparente risolvimento delle cose deposto la larva sotto la quale eransi celati per l'addietro; o più cauti temporeggiavansi senza tentar la fortuna, riserbando la fede al vincitore. Sebbene non tanto abbia nociuto alle ragioni di Filippo l'abbandono de' più potenti, come giovogli la fedeltà veramente eroica del popolo, della quale sarebbe malagevole l'incontrare nelle storie esempi più memorandi [1604] . In mezzo a queste sinistre vicende lo spirito di sedizione dilatavasi sempre più fra i Sardi. Ma i sintomi n'erano ancora ascosi: poiché i partigiani del casato dei Villasor non andavan di foga ne' loro disegni; e governandosi con avvedutezza, avvisavano che potea più far danno alla loro causa l'operare immaturamente che lo starsi.
Sopravvenne da lì a non molto un accidente per cui non fu più possibile per molti il tener celata la discordia delle opinioni. Un frate sardo della regola della Mercede chiamato Trincas soggiornava in Saragozza quando s'intese colà la notizia dell'esser stato l'arciduca proclamato re in Madrid. Quest'uomo di poca levatura, credendo che per l'occupazione della capitale avesse la signoria di Filippo dato tal crollo che non gli fosse più permesso il dar volta incontro alla fortuna, venne in pensiero di attirare sovra li suoi amici le grazie del novello sovrano; e valendosi di qualche scrittura di mandato che per privati negozi eragli stata data da alcuni suoi nazionali, presentò all'arciduca un memoriale, dentrovi la richiesta del governo di Cagliari e della Gallura pel marchese di Villaclara don Giuseppe Satrillas, della carica di reggente nel Supremo Consiglio di Aragona pel giudice della Reale Udienza don Salvatore Locci, e della conferma de' consoli della capitale nell'annuale loro servigio.
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