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      Ed in tal modo dirizzava egli le sue mire a potersi distrigare secondo il mettersi delle cose da qualunque futura imputazione; confidandosi che gli gioverebbe presso all'arciduca l'aver ingannato in qualunque modo il viceré; che gli gioverebbe non meno presso a Filippo il non averlo ingannato del tutto.
      Frattanto il conte di Çifuentes avea già proposto all'arciduca di tentare la conquista dell'isola, commendando il vantaggio che ne tornerebbe agli alleati in molti rispetti. Il pensiero venne approvato in Vienna ed in Barcellona e gradito anche dal re d'Inghilterra, il quale si proferse di cooperare a quella conquista col suo navilio. E mentre attendeasi l'arrivo della flotta inglese nel Mediterraneo, il conte di Çifuentes riscaldava gli animi de' partigiani confortandoli a star saldi; a qual uopo avea fatto anche ascosamente passare nell'isola alcuni frati sardi partitisi da Barcellona con analoghe istruzioni. Cinquanta partigiani erano anche poscia passati in Corsica guidati da don Gaspare Mociga e da un cittadino di Cagliari nominato Borràs. Onde non più indugiarono a palesarsi i segni della sedizione; che primieramente apparvero nella provincia di Gallura, e specialmente in Tempio, dove alcuni de' più notabili eransi già accordati di proclamare la signoria di Carlo d'Austria, dopoché avrebbero occupato la rocca di Castellaragonese, che per tradigione dovea loro esser aperta.
      Il viceré ebbe lingua di tal congiura da don Stefano Serafino, uno de' complici; e pose tosto mente a combatterla.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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