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      Senonché il conte di Montesanto, malgrado delle larghe facoltà dategli dal viceré per trattare la resa, trovò modo di mandare un po' in lungo l'accettazione di quelle condizioni; sia che bramasse di conservare fino all'estremo punto quella larva di suddito fedele sotto alla quale erasi sì lunga pezza ascoso; sia che tirasse a far valere maggiormente la propria influenza nel superare le difficoltà da lui stesso create. Qualunque cosa ne sia stata, fu senza fallo una vera immanità il consiglio da lui dato allora all'ammiraglio di bombardare la città: poiché quantunque siasi detto che tal avviso fosse il risultamento di una raunata fatta presso all'arcivescovo da alcuni de' partigiani, e che movesse dall'intento di scemare con quel mezzo l'onta di una spontanea sommessione, questo inutile e feroce temperamento doveasi ributtare con orrore da chi avesse avuto nell'animo una sola favilluzza di generosità; né il conte di Montesanto erasi fin allora mostrato poco avveduto perché di leggieri non intendesse che lo scoppio di alcuni proietti non era bastevole ad ottenere la resa della città, se com'era ben munita fosse stata ben difesa; e che pochi sarieno stati sì grossi di giudizio per lasciarsi ingannare alla ragione apparente di sì povero e crudele consiglio. Ed invero il popolo quietava nella confidenza di una capitolazione già conchiusa, allorché nel mezzo della notte si risentì al fracasso delle granate reali che l'ammiraglio facea scagliare contro alla città. La moltitudine subita sempre ai timori e che di ciò punto non s'appensava corse tosto in calca a salvarsi fuori delle mura.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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