Per la qual cosa il viceré conte dell'Atalaya, posto in non cale il consiglio datogli dai ministri di Vienna di procedere rimessamente in quella bisogna e di preferire le insinuazioni ai provvedimenti vigorosi, spregiato pure l'avviso datogli dai giudici dell'udienza di temporeggiarsi, indirizzavasi colle sue truppe alla volta di Sassari; e quivi minacciando di campeggiare la città, metteva a repentaglio senza buon risultamento la dignità sua e la stessa sua vita. Avendo poscia valuto meglio della forza un negoziato diretto con prudente contegno dal marchese d'Almenara, capo di quelle truppe; mercé del quale quella città e provincia si assoggettarono alla novella legge. Per lo stesso fine di sopperire alle urgenze dello stato, calcandosi dai ministri imperiali le orme segnate dai governanti spagnuoli, procedevasi non di rado a disgiungere dal patrimonio regio le terre tutte per le quali esibivasi un partito, senzaché nel valutare le offerte si guardasse troppo nel sottile. Vendevansi perciò fra le altre cose a prezzo assai moderato il marchesato di Cea e le due ville di Siligo e Bannari con molte altre terre spopolate al conte di Montesanto; e la villa di Cabras, una delle più popolose dell'isola, passava sotto la signoria di don Giovan Antioco Azzor pel tenue ricompenso di duemila scudi. La qual cosa mal comportando quegli abitanti, erano costretti ad inviare il loro sindaco alla corte per trattarvi il riscatto della loro terra, conseguito poscia mediante il donativo di scudi seimila.
| |
Atalaya Vienna Sassari Almenara Cea Siligo Bannari Montesanto Cabras Giovan Antioco Azzor
|