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      Laonde tra per queste precipitate vendite e per quelle generose largizioni ch'eransi fatte e tuttodì faceansi a profitto de' partigiani della nuova dominazione, i termini dell'amministrazione fiscale si videro alla fine ridotti a tale che fu di mestieri sospendere prima per un anno, e quindi per tutta la durata della signoria, il pagamento delle mercedi straordinarie assegnate sul tesoro per ragione di politico favore.
      Ed invero le condizioni del tempo che allora correva non pativano che le cose pubbliche dell'isola venissero ordinate con ponderazione e con calma; essendo le mire maggiori de' governanti indiritte dove erano i maggiori bisogni, vale a dire alle vicende della lunga guerra di successione. Né mancavano entro l'isola stessa i timori di un'invasione: poiché il re cattolico giornalmente era incitato a tentare il racquisto della Sardegna da quei gentiluomini sardi che aveano riparato alla corte di Madrid dopo il mutamento del governo. Per venire più agevolmente al loro intendimento, aveano eglino scritto un progetto di spedizione che meritò l'approvazione di Filippo e dell'avo suo Lodovico XIV, presso al quale fu mandato a sollecitare i promessi aiuti il marchese di S. Filippo. E quantunque da prima il re tentennasse nell'avventurarsi a quell'impresa, s'indusse alla fine a cimentarvisi commettendone il governo al duca di Uzeda. In quei tempi ne' quali molti de' più notabili signori della Spagna, trasportati per così dire dal fiotto della fortuna, mostravansi di fede assai labile, non è strano che la scelta del capitano destinato a quella spedizione sia caduta in una persona nimica del re.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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