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      E tal era il duca di Uzeda; il quale accordatosi col duca di Medina-Celi (ministro degli affari stranieri e non pertanto d'animo avverso a Filippo), ogni mezzo pose in opera acciò il disegno andasse fallito. Amendue faceano dimostrazione di metter in punto ogni cosa per la guerra, ed il palese loro carteggio era a ciò indirizzato. Ma le loro lettere scritte in cifra contenevano disposizioni diverse; onde gli apprestamenti procedevano con maggior vista che opera. Né pago di ciò il duca di Uzeda teneva pratica col conte di Thaun, governatore generale della Lombardia, e con alcuni de' maggiori aderenti dell'arciduca in Barcellona, ed usava anche occultamente con gl'inviati dello stesso principe e dell'Inghilterra presso alla repubblica di Genova; affinché a danno d'un'impresa già corrotta dagli stessi suoi indirizzatori, non mancasse un nemico svegliato e che stesse in sentore per opporsi in tempo debito. Non era però necessario il rivelare ascosamente le intenzioni del re cattolico: dappoiché gli apparecchi della guerra faceansi nel porto di Genova con sì poco riserbo, che i meno veggenti s'apponevano già di molto e penetravano nel mal celato segreto. Così andò che il navilio destinato a portare le truppe nell'isola non fu in termine per partire di Genova e per ragunare nell'Elba e nel porto di Livorno alcune soldatesche da sbarco, prima che i nimici avessero mandato in Sardegna dall'Italia e dalla Catalogna novelli rinforzi e che la flotta inglese si trovasse in punto di seguire il corso delle galee castigliane.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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