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      Benché a gloria speciale del conte del Castiglio sia avvenuto che combattendo egli in rasa campagna, e prima che avesse avuto agio di fare alcuna palificata od altro trincieramento, ottenne non pertanto dall'ammiraglio l'onore di una formale capitolazione. Ciò fatto l'ammiraglio intese tosto a dar la caccia alle galee e navi che conducevano nelle altre parti dell'isola le truppe. Queste erano già di rincontro all'isola dell'Asinara allorché seppesi il sinistro evento di Terranova. Tenutosi allora affrettatamente un consiglio militare, prevalse al pensiero del marchese di S. Filippo, il quale suggeriva un pronto ritorno a Bonifacio, l'opinione del maggior capitano, che avvisava si dovesse con gran forza di remeggio spignere altra volta il navilio nel porto di Genova: dove giunse di fatto in brieve tempo, salvo dalle molestie degl'Inglesi; i quali senza rispetto veruno per la neutralità della repubblica, si rivolsero sotto la gittata delle artiglierie di Ajaccio ad impadronirsi delle altre navi colà rifuggitesi. Ed in tal maniera per la povertà de' consigli e per la corta fede del duce principale della guerra, questa veniva fallita.
      Governava in tal tempo l'isola il conte di Fuentes aragonese, succeduto al conte di Çifuentes. E ben gli tornava a grado che senza altri cimenti si fosse dissipato il fortunale che gli soprastava: perché essendo egli di natura anzi fiacca che gagliarda, e mancandogli l'opera de' principali aderenti della causa austriaca, passati già a Barcellona, a malincuore sarebbesi messo al rischio di una guerra intestina.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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