Diversamente poscia disponevasi delle sorti dell'isola, allorché incominciatosi in Utrecht il congresso che dovea dar la pace all'Europa, appuntavasi la cessione della Sardegna all'elettore di Baviera. La qual cosa non pertanto rimaneva senza seguito per la repugnanza di Cesare. Onde nel fermarsi della pace, per la quale gli stati europei calavano a scambievoli accordi, salvo li due principali contendenti Filippo e Carlo, il dominio dell'isola riserbavasi all'imperatore. Nel mentre che passando il reame di Sicilia nelle mani del duca di Savoia, cui la regina Anna d'Inghilterra dava speciale favore, preparavansi i destini che doveano di lì a non molto mutare le condizioni della Sardegna.
Ma era anche ne' destini che a tal mutamento si giugnesse per novelli disastri. L'isola era stata in quell'intervallo governata pacificamente a nome di Cesare dai novelli viceré conte di Erill e conte dell'Atalaya [1612] . Il marchese di Ruby nel succedere ad essi ebbe ad entrare sotto ad un peso maggiore. Dopo il matrimonio contratto dal re Filippo colla principessa di Parma, il credito dell'abate Alberoni (già incaricato per lo avanti degli affari di quel ducato presso alla corte del re cattolico) erasi aggrandito a tal segno, che ben rari incontransi nella storia gli esempi d'un ministro o cresciuto in più umile stato, o venuto in maggior colmo di possanza. Arbitro del destino de' popoli, illustrato dalla porpora romana da lui con molto artifizio conseguita, non ministro, ma monarca delle Spagne per la fidanza illimitata presa da Filippo nella sua opera, erasi egli levato in tanta alterezza, che era già arrivato a persuadere a se stesso potergli sopravvenire mercé del proprio accorgimento meglio di quanto eragli infino ad allora avvenuto per la propria fortuna.
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