Onde se don Baldassarre di Guevara avesse al primo suo giungere fatto la chiamata, il viceré non avrebbe potuto fuggire di permettere sul campo ai nimici l'occupazione della capitale. Laddove mercé di quell'indugio gli fu dato di poter ordinare alla meglio la salvezza della rocca e di disporre acconciamente le poche truppe di quella guernigione; composte di seicento fanti, di una compagnia di Catalani e Valenziani e di dugento cavalli, oltre alle milizie paesane introdotte nella città e sostentate dal governatore marchese della Guardia.
Le truppe da sbarco protette dalle galee spagnuole che teneano dietro alla flotta, posero il piede nella spiaggia detta di S. Andrea nel golfo cagliaritano, comoda anche alla posata dell'esercito, perché ivi mette in mare il fiume nominato dalla non lontana villa di Mara. La qual cosa era di somma importanza: poiché i Tedeschi confidandosi che combatterebbe per essi l'ardore della stagione e la malvagia temperatura del cielo in quei litorali, aveano già, per nuocere maggiormente agl'invasori, bruttato e corrotto le altre acque che scaturivano in maggior prossimità alla capitale. Le soldatesche spagnuole non indugiarono ad accostarsi alla città; ed accamparonsi primieramente in sul pendio del colle detto Orpino; quantunque non fosse loro dato di poter colà aprire la trincea, mancando a tal uopo di fastelli e de' mezzi di farli trasportare da lunge, per essere intrapresi i passaggi dalle milizie nazionali e chiuso lo sbocco principale per l'interior parte dell'isola dalla rocca di S. Michele, diligentemente allora fortificata da' Sardi.
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