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      Avanzavasi quindi l'esercito in maggior vicinanza alle mura, coll'intento di bersagliare i baluardi che avea a rincontro e di aprirvi la breccia; nel mentre che le truppe di marina proteggendo lo sbarco dell'artiglieria, infestavano con una batteria drizzata a tal uopo il forte della Darsena. Arrivava allora opportunamente nel campo il marchese di S. Filippo; e davasi tosto a tener pratica acciò i numerosi aderenti dell'antico dominio sorgessero palesemente a francheggiare la loro parte. E tanto poterono dappertutto le autorevoli insinuazioni di lui, che d'indi a pochi giorni venivangli da ogni banda le testimonianze di sommessione: e le terre tutte non fortificate volonterose ritornavano all'obbedienza del re Cattolico. Il governatore di Sassari marchese Benites arrestò per qualche tempo i tumulti in quella città; ma non potendo colle poche truppe che avea sotto la mano padroneggiare l'opinione pubblica, lasciava poscia che, fra i trambusti della civile discordia, le cose si risolvessero per se stesse. Tanto più perché il marchese di Montenegro don Antonio Michele Olives erasi posto alla testa di alcuni drappelli di nazionali, e trascorrendo seco loro la campagna, proclamava dovunque la signoria castigliana; assistito poscia dal marchese di Monteallegro, il quale con trecento cavalli e con un reggimento di fanti era stato colà spedito affrettatamente per fiancheggiarlo.
      Frattanto l'esercito inoltratosi ad occupare alcune delle positure principali che mettono alla capitale, disponevasi ad una formale oppugnazione della rocca; allorché il viceré intimidito abbandonava repentinamente la città per riparare in Alghero, lasciando il governo e la difesa della piazza fra le mani di don Giacomo Carreras.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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