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      Maggiormente infine erasi difficultata al re la conservazione del suo novello stato dopoché, come abbiamo veduto, la Spagna da un canto avea già rotto la guerra in Sicilia, e dall'altro i tre più grandi potentati europei aveano palesato la ferma risoluzione di assoggettare quell'isola a Cesare. Un solo mezzo restava adunque al re per escire di tali angustie; e questo fu da lui abbracciato acconsentendo ai patti della recente alleanza. Soscriveasi perciò dapprima in Londra, e poscia in Parigi, dai conti Provana e de la Perrouse, suoi ministri, il trattato; per cui dichiarando egli la piena sua adesione alle condizioni tutte della convenzione, veniva ammesso nella lega europea e salutato re di Sardegna [1615] .
      Mancava alla perfezione di tali convenzioni l'assentimento del re cattolico, il quale in quel momento sembrava difficile a conseguire: dappoiché il cardinale spregiando altamente la parte che cominciava a prendere il re Giorgio d'Inghilterra nella rinovata lotta, spingeva arditamente le armi spagnuole nella Sicilia. Essendo dunque necessario di ottenere colla forza il possedimento della Sardegna, fermavasi fra le due corti di Vienna e di Torino un accordo, nel quale il conte di Sinzendorff ed il marchese di S. Tommaso per parte de' loro sovrani ordinavano le condizioni tutte della spedizione da farsi con forze comuni; e dichiaravasi ad un tempo che la mutazione di dominio non importerebbe pe' nazionali veruna mutazione rispetto ai privilegi de' quali il regno era in possesso [1616] . Ma già le cose inclinavano per buona ventura de' popoli ad un risolvimento più agevole.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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