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      Ebbe perciò egli gran parte in tutti gli atti politici della cessione dell'isola e nelle primiere operazioni del viceré. Soprattutto pose ogni cura onde metter per la via il nuovo maestrato, che col titolo d'intendente generale era stato destinato a regger ad un tempo l'amministrazione del tesoro e ad esercitare la giurisdizione sulle cose fiscali, anticamente attribuita ai procuratori reali. Già nel governo austriaco e nell'ultima invasione spagnuola, erano state in tal rispetto alterate le antiche maniere colla destinazione d'un intendente generale [1627] . Avvisando perciò il re che gioverebbe il ridurre a maggior semplicità ed unità di dipendenza il governo delle cose dell'erario, avea abolito i tribunali del procuratore reale e del maestro ragioniere; e concentrando ogni potere nel novello ministro, avea conferito quella importante carica al vassallo Pietro Paolo Capello; al quale anche era stato commesso di presiedere al magistrato della Reale Udienza, infino a quando giungesse nell'isola il novello reggente della reale cancelleria conte di S. Giorgio di Foglizzo.
      Nel mentre che il novello intendente ponea grandissima sollecitudine per ordinare le rendite e le spese dello stato, il viceré prestava ogni sua opera nel dirizzare a buon fine l'opinione pubblica de' nazionali. Questi erano allora divisi in due fazioni, per le aderenze contratte co' seguaci di Cesare e di Filippo. Giovava adunque per comporli e ridurli ad unità la sopravvenuta novella signoria, se i rappresentanti di lei non inclinando ad alcuna delle parti ed entrando francamente nella via mezzana, si disponeano a mirar meglio alla futura quiete che alle discordie passate.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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