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      Tali erano le istruzioni che il novello regnante dava al primiero de' suoi viceré. Ed acciò non iscorressero fuori della memoria, avea cura di rammentarle tratto tratto negli spacci periodici che egli stesso indirizzava, e più volte anche compilava per le cose di governo; ne' quali non mancavano le gravi ammonizioni, ogni qual volta per quell'impazienza delle forme regolari che s'indonna degli uomini di fervido carattere, avveniva che il viceré si precipitasse ad imprudenti deliberazioni. Benché di rado ciò accadeva; sia perché il barone di S. Remigio, benché di natura risentita, era dotato di molto senno; sia perché era talmente infissa nell'animo de' sudditi tutti di Vittorio Amedeo l'opinione dell'alta sua perspicacia e la riverenza de' suoi voleri, che a pochi potea cader in pensiero o la lusinga di veder più avanti di lui nelle cose di governo, o la confidenza di poter escire impunemente della via da lui segnata [1628] .
      Tanto più caleva al viceré l'attenersi a quei saggi divisamenti, in quanto che trovavasi per varii rispetti impacciato in brighe non lievi. Il popolo era passato volonteroso sotto alla novella dominazione; ed i gentiluomini soprattutto davano l'esempio della devozione al re [1629] . Ma gli Spagnuoli, i quali aveano indugiato infino all'ultimo momento a lasciar dal loro canto trapelare la notizia della mutazione del dominio, si sforzavano, dopoché questa era già avvenuta, di nutrire nell'animo de' Sardi la fallace lusinga di una pronta reintegrazione della prisca signoria.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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