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      Come le cose pubbliche mettevansi in assetto, il re acquistava ogni dì maggior certezza che la nazione rispondeva colla sua riconoscenza e fiducia alle sollecitudini mostrate pel suo bene. Persuaso pertanto che i rappresentanti del regno verrebbero di lor motivo spontaneo nelle deliberazioni richieste dalla condizione de' pubblici dispendi, superiori di molto alle entrate ordinarie dello stato, deliberava (in conformità anche alle dimande fatte dallo stamento militare nell'ultima proroga triennale de' tributi) di convocare un solenne parlamento, onde proporre alle corti ciò che faceva per quel fine. Ed in tal modo avea già il re comunicato al barone di S. Remigio i suoi divisamenti. Nello spiegarsene poscia col novello viceré, incontrava il sovrano una difficoltà nell'infelice risultamento del ricolto; per cui se rendeasi malagevole ai sudditi l'offerire, pareva anche intempestivo pel governo il ricercare un aumento nelle pubbliche gravezze. Differendosi perciò il pensiero della convocazione delle corti ad altro tempo, comandava il re che si ordinasse diligentemente un nuovo catalogo della popolazione dell'isola, della quale dopo l'ultimo parlamento non erasi più scritto il ruolo; acciò nella ripartigione de' pubblici pesi si potesse procedere con maggior accertamento. Faceasi adunque la numerazione accurata de' popolani; e malgrado delle miserevoli vicende de' primi venti anni del secolo e del brieve periodo della novella signoria, pure il divario nell'accrescimento della popolazione trovavasi assai notevole.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





S. Remigio