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      In tal maniera avea termine anche fra noi il governo di un principe che molti avanzarono nella fortuna, pochi aggiunsero nel senno, niuno superò nell'accorgimento. Monarca celebre ne' fasti dell'augusta sua stirpe; cui crebbe le antiche glorie collo splendore di due corone regie da lui portate. Celebre del pari ne' fasti della Savoia e del Piemonte: poiché sotto di lui le armi di queste generose nazioni si misurarono onoratamente con quelle de' maggiori potentati europei. Celebre anche fra i Sardi, non solamente perché da lui ebbe cagione e principio il fausto dominio che dopo esser stato venerato dalle generazioni succedutesi nel correr di un secolo, è oramai immedesimato colle cose nostre le più care; ma eziandio perché nel breve giro d'anni ch'egli ebbe a regnare sull'isola, benché colmo l'animo del giusto dispiacere concetto per la perdita della Sicilia, egli impiegò molta industria per istabilire nella nazione un miglior essere; molto zelo nel far tornare a diritto ciò ch'era inclinato al male; molta prudenza nel voler che il suo governo andasse per qualche tempo di pari passo coll'antica signoria, onde attrarre a sé gli animi di coloro cui tornano odiose le subite mutazioni. Per la qual cosa il nome di Vittorio Amedeo sarà in ogni tempo rammentato nella patria nostra con gratitudine.
      Il regno di Carlo Emanuele III incominciò allora con faustissimi auspizi. E se alcuni fra i Sardi, in capo ai quali era ribadita una tenace opinione del miglior essere de' tempi andati, non sapeano obbliare l'antico reggimento castigliano, che mescolavasi co' sempre cari ricordi degli anni giovanili, i più saggi fra essi, e la generazione novella soprattutto, salutarono con acclamazioni piene di fiducia l'avvenimento di un principe cui la vigoria della più bella età prometteva un lungo dominio, e la fama del senno e del valore facea pronosticare un dominio glorioso.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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